venerdì 2 marzo 2012

Ridiamo con la reflex

Ho cominciato a fotografare a dodici anni. Non ne ho ancora abbastanza.
Anzi, credo che non ne avrò mai abbastanza. La fotografia ha regalato alla mia vita tante soddisfazioni e mi ha permesso di fare esperienze per la mia crescita professionale e soprattutto umana. 

Ho fotografato di tutto: in cronaca nera ho fatto lo slalom tra omicidi e rapine, mi sono gettato nelle ondate tumultanti delle manifestazioni di piazza, mi hanno sfiorato la testa sassate e palloni scagliati negli stadi dai bomber di turno. Tra le esperienze più significative la ricerca dell'espressione attraverso i ritratti di grandi personaggi della cultura e dall'arte: da Miller a Moravia, da Isabel Allende a Durrenmatt.

La vita del fotografo crea comunque grandi tensioni e stress continui.

A volte diventa necessario il bisogno di evadere, di rilassarsi.

Ed eccomi in giro con mio figlio Andrea di due anni e mezzo: lui con la usa-e-getta ed io con la mia Nikon, a caccia di immagini curiose. La fotografia umoristica è un'immagine rubata ad uno specchio di realtà, dove il confine tra assurdo e verità è quanto mai labile e che l'uomo dovunque passa lascia dietro di se indelebili tracce di comicità.
Il segreto per catturarle.
Occhio allenato, prontezza di riflessi, capacità di scovare la situazione, la macchietta, ovvero l'umorismo involontario nelle piccole cose di ogni giorno e - soprattutto - molta fortuna.
Pubblicato su Reflex, Marzo 1996

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